Seborga

Il piccolo comune di Seborga è situato sulle colline della Liguria di Ponente al confine con la Francia: nell’entroterra, tra Ospedaletti e Bordighera, vicino anche alle città di Vallecrosia e Camporosso. Seborga si dichiara, ancora oggi, principato indipendente: ha il suo re, le sue leggi e batte perfino moneta. Per lo stato italiano, ovviamente, tale principato non esiste e non è riconosciuto, eppure girando per le viuzze del paese si respira ancora l’atmosfera del passato: si incontrano le guardie della polizia municipale dotate di pittoresche uniformi e chi lo desidera può richiedere il passaporto o la patente di guida recanti i timbri del principato. Grazie alla sua posizione, sempre esposta al sole e con le montagne che la proteggono dai venti freddi provenienti dal nord, Seborga gode di un clima temperato con estati fresche e inverni miti. E’ raggiungibile, in macchina, tramite la vicina uscita del casello autostradale di Bordighera sull’autostrada A10 proseguendo lungo la Strada Provinciale 57. I cartelli lungo la strada sono facilmente visibili, seguendo le indicazioni è impossibile sbagliare. All’arrivo, si può parcheggiare tranquillamente nella piazza principale o in un parcheggio vicino al centro. In treno, linea ferroviaria Genova-Ventimiglia, stazione di Bordighera che è la più vicina al paese.

BREVE STORIA DEL PRINCIPATO DI SEBORGA. Nel V secolo d.C., il luogo su cui sorge oggi il paese, era noto come “Castrum Sepulcri”, ribattezzato nel VII secolo “Sepulcri Burgum”, successivamente “Seporca” e da qui Seborga.
Antico feudo dei Conti di Ventimiglia, nel 959 d.C. venne ceduto ai monaci benedettini di Lerino e ne diventarono i Principi (oggi le isole di Lèrins si trovano in Francia a largo di Cannes, nella Costa Azzurra). Nel 1079 Seborga divenne un Principato del Sacro Romano Impero e nacque il primo Stato Cistercense della storia. Nel 1660 fu istituita la “Zecca di Seborga”: le monete coniate in oro e argento (i cosiddetti Luigini) non ricevettero una buona accoglienza e dopo trent’anni di attività, la zecca venne chiusa. Nel 1729 il re di Sardegna acquistò il principato con un atto redatto e sottoscritto a Parigi, che non risultò essere mai stato registrato. Allo stesso modo non risulta traccia del passaggio di proprietà, né dell’esistenza di Seborga e nessun documento degli Atti di Unificazione d’Italia del 1861 fa riferimento al Principato. Non risulta nemmeno che, nel 1946, il territorio di Seborga sia stato considerato parte della Repubblica Italiana. Nel 1963 il popolo sovrano elesse il principe Giorgio I e nel 1995 lo rielesse a vita. Il re riaprì la zecca dove vengono coniati i Luigini, che ancora oggi circolano liberamente nel territorio di Seborga. I Luigini non hanno alcun valore legale, ma vengono utilizzati come “buoni” spendibili nel paese.

DA VEDERE A SEBORGA. In questo grazioso borgo medioevale dalle classiche stradine e saliscendi, si trovano monumenti di notevole interesse. All’entrata del paese c’è il piccolo Oratorio di San Bernardo che risale al XIV secolo. Nel cuore del borgo è situata la Chiesa Parrocchiale di San Martino, che presenta una facciata in stile barocco. L’interno, di modeste dimensioni, è dotato di tre altari e alle pareti si possono ammirare opere ottocentesche e le statue di San Martino e San Sebastiano. Nel centro storico c’è anche il Palazzo dei Monaci, un edificio in pietra e sede della “Zecca”. Da non perdere, anche una visita al Palazzo del Governo dove si possono acquistare, per ricordo, i francobolli emessi dal Principato e i Luigini, le monete ufficiali. Dalla Cappella di Santa Giusta, una piccola chiesa situata sulla collina del paese, si può godere una bella vista panoramica sul mare e su Seborga. Il borgo offre, inoltre, una gastronomia molto ricca da gustare nei suoi accoglienti ed apprezzati ristoranti. L’olio d’oliva è la principale risorsa agricola della zona: sono presenti laboratori artigianali a Seborga o nei dintorni, dove le macine trasformano le olive migliori in buonissimo olio extra-vergine.